Tag Archives: logic(il)logic

Dead On Arrival review on RockingBoy

Kickstart My Heart within 10 seconds, denn dann geht der Punk ab. “700000” nennt sich der Opener auf der neuen HOLLYWOOD KILLERZ Scheibe “Dead On Arrival”. Und der geht gleich voll auf die Zwölf. Kurz und kompromisslos mit einem Wahnsinnsrefrain. Dieses Schema setzt “Grey Celebrations” fort, bevor es mit “Luxury Depression” und “Girls R Dead” noch punkiger wird. “How (Could I)” bietet eine kleine Verschnaufpause, ist aber ein weiteres Highlight der Italiener wie auch “Going Down”. Aber was für Mucke machen die fünf Jungs aus Turin eigentlich genau? Stellt Euch HARDCORE SUPERSTAR mit einer ordentlichen Portion Punk vor oder PRETTY BOY FLOYD in der Gosse. Genau dazwischen fahren die HOLLYWOOD KILLERZ 13 Songs auf, die meist mit ihren eingängigen Melodien und purer Aggression punkten können. Geschmackssache ist wiederum die Stimme von Sänger Harry, der nicht gerade als Gesangstalent bezeichnet werden kann, aber macht das bei einer Glam Punk Band überhaupt etwas aus? Das muss jeder für sich entscheiden, das Gesamtpaket passt auf jeden Fall. Leider lässt die Platte nach den ersten 6 Stücken nach, sonst wäre “Dead On Arrival” eine richtige Abrissbirne. So bleibt eine wirklich gute Rotzrockglampunk Scheibe, die Genrefans unbedingt antesten sollten. Italien baut seinen Ruf als Rocknation weiter aus!

Wertung: 8 von 10

Stefan

http://www.rockingboy.de/html/hollywood_killerz.html

Dead On Arrival review on Audiodrome

Per quanto riguarda la patria d’adozione bisogna, invece, sorvolare l’Oceano e finire negli States, dove i ragazzi sembrano aver lasciato il cuore e da dove proviene il loro rock’n’roll stradaiolo e bastardo quel che basta per mantenere il piglio del fuorilegge. Dritti dagli Ottanta e da quel calderone maleodorante da cui sono fuoriusciti LA Guns, Faster Pussycat, Mötley Crüe e allegri compagni di scorreria, gli Hollywood Killerz riportano d’attualità l’attimo in cui punk e glam si guardarono dritti negli occhi e si inchinarono al rock’n’roll, sguaiati, nichilisti, incuranti delle critiche e dei tentativi di addomesticarne l’attitudine. Non bastasse, i torinesi girano lo sguardo al proto-punk e strizzano l’occhio alle college-radio con l’immancabile ballad elettrica, così da realizzare un album completo e figlio di un sentire ormai sempre meno comune. Dead On Arrival è un tributo alla stagione d’oro dell’attitudine sleale e del glam-punk, ma non si appiattisce lungo un unico percorso, mostrando piuttosto tutte le sfumature di cui la formazione è capace e tutte le declinazioni di cui il genere può essere oggetto. La capacità di centrare il coro ruffiano e la voglia di contagiare l’ascoltatore donano al disco il piglio giusto e sopperiscono ad una evidente (e voluta) mancanza di originalità: in fondo si tratta sempre del buon vecchio rock’n’roll, iniettato di metal e sporcato di punk, ma fedele a sé stesso e al credo che ne segna il cammino. In quanto alla personalità, gli Hollywood Killerz dimostrano di averne e non si lasciano intimorire da paragoni scomodi e numi tutelari di sorta, vanno decisi per la loro strada e si imprimono nella mente, dimostrano di conoscere tutti i trucchi del mestiere e suonano con disinvoltura, perché si dovrebbe chiedere qualcos’altro?

A cura di: Michele Giorgi

http://www.audiodrome.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=7171

Dead On Arrival review on Sonic Shocks

Right, this may turn into a bit of a rant here, you’d better be warned… Why? Well, just keep reading.

Hollywood Killerz may not appeal to everyone: their raw, catchy hooks would however turn on any Michael Monroe or Dogs D’Amour fan. Their down’n’dirty street glam-punk potion is wildly going to scratch your back and make you beg for more; just listen to opener ‘700,000’ and it will haunt you forever with the force of a tornado. Furious and uncompromising, tracks like ‘Girls r Dead’, ‘Going Down’ or ‘Lovecrash’ manage to keep the right balance between Hollywood Killerz’ old school influences and more current trends, occasionally getting close to screaming vocals but never getting into uncomfortable kids territory.

Don’t get me wrong, ‘Dead On Arrival’ is not a monochrome album, although making the band’s trademark sharp and glowing; variety is guaranteed from the more swinging beats of ‘Over and Over’ to the darker side explored in ‘Through The Sand’, and of course the ballad (there has to be one in every album by law, when it comes to this genre), the emotional ‘How (Could I)’. The closing is in the hands and notes of ‘More Than It Hurts You’, cheekily winking to the good old Quireboys.

Now you must be wonder why here in the UK only few genre aficionados have heard about Hollywood Killerz: and here comes my rant.

For some obscure reason, many years ago someone decided that English was going to be the language for the world’s majority to communicate. I should be pretty pissed off, being from the magnificent city where civilization was born (Rome), and considering Italian is the language closest to Latin, from where most others originate. There are Latin words in English too, that you British pronounce horribly, spell even worse and don’t know the meaning of. I can surely understand your doctor’s prognosis better than you do.

Yet, I learned English in its spoken and written form, and accepted the fact that my English friends can’t be left alone to order a coffee when they visit Rome, mostly as they are so lazy they can’t bother learning as much as a full sentence; I even came to smile at your pronunciation of ‘bolognese’, which in old Rome would probably get your tongue cut off and fed to lions in the Coliseum. Explain me why now you have to make such a drama sometimes for a different pronunciation, which is, in fact, an exotic variation (certainly more pleasant than Mrs Cole’s Geordie squeaking), a way of owning and personalizing the sound of a language which in the world of arts should be very much welcome.

What does this have to do with ‘Dead on Arrival’? It’s quite obvious: Harry’s pronunciation, as much as I find it pleasant to the ears, is far from perfect by British standards, and may represent an obstacle (the only one) for Hollywood Killerz if they’re trying to conquer Albion; if you let that put you off trying this album, be warned, you’re really missing something here. Listen with an open mind and a bottle of JD, push HK with your local venues, play them in your car, tell your friends, and let the music do the talking for a change.

Review by The Wicked Witch

http://sonicshocks.com/HOLLYWOOD-KILLERZ-Dead-On-Arrival.php

Dead On Arrival review on Roxx Zone

Dopo una lunga e travagliata esistenza sotterranea, i torinesi Hollywood Killerz approdano al primo full-length album per la sempre più attiva logic(il)logic e partono con il piede giusto. In un mix che ci ricorda da vicino Backyard Babies, D-Generation e in qualche frangente i primordiali 69 Eyes di Wrap Your Troubles In Dreams prendono forma 13 canzoni immediate e di sicuro impatto. La prima metà del disco è efficacissima: “700.000” e “Grey Celebrations” sono arrembanti e si fanno notare per chorus super catchy e ottimi arrangiamenti, “Luxury Depression” ha una linea melodica davvero irresistibile, “Girs ® Dead” ha quel non so che di Hanoi Rocks e, diciamocelo, avere “quel non so che di Hanoi Rocks” è un buon punto di partenza qualunque sia il traguardo da raggiungere! È glam-punk della migliore specie, stradaiolo, lercio e condito da un’atmosfera grigia e decadente ma fiera, quasi a rispecchiare la Motorcity piemontese, luogo dove il dischetto in questione è stato concepito. La seconda parte del cd mette in luce alcuni momenti di stanca pur mantenendosi su livelli più che buoni, tra cui spicca la già nota “Lovecrash”. A fronte di una prestazione strumentale adeguata e delle lyrics più intriganti del previsto, l’unico vero neo di questo Dead On Arrival è la produzione che a tratti suona un po’ troppo casereccia e sminuisce alcune delle buone idee del quintetto. Fortunatamente la qualità delle canzoni fa la differenza e il disco resta comunque un ottimo prodotto, quindi che dire? Disperati e festaioli (per quanto possa sembrare impossibile far coincidere le due cose), gli Hollywood Killerz hanno trovato la giusta ricetta, ben bilanciata tra personalità e citazionismo, che riesce in alcuni casi a regalarci preziose perle di rock n roll. Bravi! Avanti così.

Silvano “P.I.Z.” Ancellotti

http://www.roxxzone.com/NEW/deadonarrival.html

Dead On Arrival review on Truemetal

È una storia decisamente lunga ed articolata quella degli Hollywood Killerz, glam band torinese che, a dispetto di un’origine risalente alla fine degli anni novanta, giunge solo ora alla realizzazione di quello che può essere considerato come l’autentico debut album in carriera.

Nato sull’onda del mai sopito interesse per il glam rock dei seventies, il gruppo guidato dal singer Harry, ha sin qui prodotto una serie di demo ed EP – sempre editi in via del tutto autonoma – accompagnando principalmente il proprio moniker ad una intensa attività in sede live, culminata anno dopo anno (sin dalla data di ideazione, nel 1999), con il celebre e rinomato Glam Attakk festival, kermesse dedicata ai suoni stradaioli che ha tradizionalmente visto il gruppo tricolore dividere il palco con artisti emergenti e nomi di grande richiamo e notorietà, tra i quali, per citarne uno sparuto numero, Alice Cooper, Nasty Idols, Tigertailz, The Dogs D’Amour, Love/Hate, Shameless e più di recente, Crashdiet.

In cantiere già dal 2007, ed ancor più in là, abbozzato in alcuni brani addirittura in epoche precedenti, “Dead On Arrival” è in sostanza, quello che potremmo definire come una sorta di riassunto antologico dei primi dieci anni di carriera di un gruppo divenuto, in qualche modo, storico nella scena sleaze glam di casa nostra, pur senza mai essere arrivato prima d’ora, al traguardo dell’opera discografica “ufficiale” e distribuita su larga scala.

Il merito di questa opportunità – senz’altro meritata – è da attribuire all’encomiabile interesse della neonata logic(il)logic, diramazione di Street Symphonies, che null’altro ha dovuto fare, se non concedere ai torinesi la possibilità di tradurre in concreto il proprio estro e talento, allineando in questo singolare esordio una ad una, tutte quelle che sono le caratteristiche sostanziali di una proposta che respira e vive il glam rock da “strada” alla vecchia maniera.

Sin troppo facile e persino banale, accorpare gli stilemi “classici” che innervano nel profondo la musicalità degli Hollywood Killerz, a quel filone imperante e voluminoso nei numeri, che è divenuto in tempi recenti l’hard rock alcolico ed irriverente di estrazione scandinava.

In effetti, le peculiarità che porterebbero i Killerz ad evidenti paragoni con nomi di spicco del settore, quali – sparando nel mucchio – Crashdiet, Vains of Jenna e per certi versi, ultimi Hardcore Superstar, sono evidenti tanto da rendere l’esercizio puramente didascalico. Osservando con occhio più acuto tuttavia, non potranno non sfuggire le reali influenze che animano il sound dei cinque glamsters, decisamente radicate in epoche meno recenti.

I pezzi di “Dead On Arrival”, infatti, profumano di quell’indimenticabile scena sleaze anni ottanta, animata dai soliti grossi nomi, ma ugualmente spinta da band non meno osannate sebbene di minor richiamo mediatico. Le esperienze di Tigertailz (a cui, indubbiamente, gli Hollywood Killerz tributano il moniker), Faster Pussycat, Pretty Boy Floyd e più indietro ancora New York Dolls, mescolate a Wildhearts e classicissimi Guns e Motley, sono dunque le assi portanti di un sound che poggia sull’esuberanza di chitarre focose e vocals ruvide, ed offre il meglio esprimendo lo spirito sfrontato di un modo di far musica, cui non mancano, come da manuale, importanti iniezioni melodiche e svisate ritmiche spinte sino ai confini del punk.

Articolato in ben tredici capitoli, il debut album del gruppo torinese soddisfa per larga parte di quanto proposto. Le caratteristiche della tracklist, impongono ad ogni modo una valutazione relativa all’opportunità di un minutaggio piuttosto sostenuto per un’opera di questo particolare settore. In effetti abbastanza lungo, “Dead On Arrival” soffre un po’ sulla distanza: i colpi migliori racchiusi nella parte iniziale della scaletta, sortiscono l’effetto di far apparire in leggera sofferenza le battute finali del cd, decisamente più sottotono se confrontate con gli scoppiettanti primi brani.

Degne dei migliori Crashdiet e Tigertailz, “700.000”, “Grey Celebrations”, (veri “classici” del gruppo), “Luxury” e “Girls ® Dead” (uno dei pezzi “forti” dal vivo) infilano melodie strappaorecchie e ritornelli eccitanti, ponendo in evidenza un’ottima verve alle chitarre e la buona voce – in qualche istante quasi alla Alice Cooper – del mastermind Harry. Altri sprazzi di ottimo rock n’roll vitaminizzato, arrivano con prepotenza sull’onda di “Going Down” e “All Tomorrow’s Parties”, pezzi dotati, oltre all’immancabile tiro glam-punk, di notevolissime dosi di rivitalizzante energia.

Altrove invece, il profilo tende a divenire meno accattivante, perdendo in qualche misura di vista il fondamentale aspetto legato alla prestanza di melodie orecchiabili e di facile identificazione. “Somewhere Out Of This Mind”, “Over And Over”, “Through The Sand” e “Our Memories May Be Right” sono, ad esempio, pezzi forse troppo “trascinati” che avrebbero potuto essere sviluppati in maniera migliore. Le buone idee in termini di riff ci sono comunque, ma il songwriting pecca in dinamismo e capacità di mantenere viva l’attenzione oltre un primissimo approccio.

Nulla di particolare anche la ballata finale “More Than It Hurts You”, preceduta però da quello che è l’episodio forse più importante e storico per la band piemontese, motivo di lustro di questa seconda parte del cd. L’incandescente e nervosa “Lovecrash”, risalente addirittura al 2003, mostra il lato più cattivo e selvaggio dei Killerz, mantenendo pochi dubbi su quale sia la “versione” più vincente e a noi gradita del gruppo.

Più di dieci anni per arrivare al debutto discografico, raggiunto con buon successo qualitativo, il supporto di una label attenta e valori senza dubbio competitivi. Esperienza che non manca quindi, patrimonio da mettere a frutto per la vita futura degli Hollywood Killerz.

La scintilla insomma, è finalmente scoccata. Il bello (e difficile), arriva da qui in avanti…

Fabio Vellata

http://truemetal.it/reviews.php?op=albumreview&id=9499